Il vertice Nato del 24 e 25 giugno 2025 a L’Aia si preannuncia come uno dei più delicati e complessi degli ultimi decenni (The Nation). L’incontro tra i leader dell’Alleanza Atlantica arriva in un contesto internazionale carico di tensioni, con il conflitto in Ucraina ancora aperto, una guerra in piena escalation tra Israele e Iran, e crescenti interrogativi sul ruolo futuro degli Stati Uniti nella sicurezza europea. A fare da sfondo, la proposta avanzata dal presidente americano Donald Trump di aumentare la spesa militare dei membri Nato al 5% del Pil, un obiettivo considerato da molti irrealistico e potenzialmente destabilizzante (Nyt).
Al centro dell’agenda c’è la ridefinizione dell’impegno economico dei Paesi membri. Trump ha chiesto che ciascuno Stato investa fino al 5% del proprio Pil in spesa militare (France24). Per la Germania, ad esempio, ciò significherebbe destinare quasi metà del proprio bilancio federale alle spese per la difesa (Dw). Un obiettivo che, seppur retoricamente accettato da alcuni leader, è ritenuto inattuabile per molte economie europee, come Italia e Spagna, che si trovano strette tra vincoli di bilancio e instabilità politica (Policy Maker). Proprio la Spagna ha chiesto di essere esentata dall'obiettivo del 5% di spesa per la difesa della Nato (Reuters).
Nel tentativo di evitare fratture, il segretario generale della Nato Mark Rutte sta orchestrando un vertice “senza sorprese” (Nyt), che si concluderà con una dichiarazione congiunta concisa e priva di riferimenti espliciti a temi divisivi come l’adesione dell’Ucraina alla Nato (The Economist).
Sebbene gli Stati Uniti abbiano ridotto il supporto diretto a Kiev, l’Europa ha aumentato la produzione industriale di armamenti e intende proseguire nel sostegno all’Ucraina, anche in assenza di un coordinamento totale con Washington (Newsweek). Trump, pur avendo promosso una tregua temporanea, non ha prima escluso un inasprimento delle sanzioni contro Mosca se Vladimir Putin dovesse continuare gli attacchi, per poi ritrattare al G7 in Canada (Politico).
Sul fronte militare, si discute anche di una possibile redistribuzione delle forze: l’idea è quella di rafforzare il “pilastro europeo della Nato”, rendendo i Paesi del continente più autonomi nella gestione delle crisi regionali (Reuters).
Uno dei dibattiti più significativi riguarda la leadership militare all’interno della Nato. Da sempre, il comandante supremo delle forze alleate in Europa è un ufficiale statunitense. Tuttavia, cresce il fronte di chi chiede che questo ruolo venga assegnato per la prima volta a un europeo. Sarebbe un segnale forte di assunzione di responsabilità da parte dell’Europa, soprattutto in vista del progressivo disimpegno americano, ormai orientato strategicamente verso l’Indo-Pacifico (Foreign Affairs).
Nel frattempo, il conflitto tra Iran e Israele si intensifica pericolosamente. Dopo un attacco missilistico iraniano che ha colpito un ospedale israeliano, causando decine di feriti (Times of Israel), Tel Aviv ha risposto con raid mirati su obiettivi nucleari iraniani, tra cui un impianto a Natanz e un reattore in costruzione ad Arak (Reuters).
La retorica si è inasprita: il ministro della Difesa israeliano ha dichiarato che “Khamenei non può continuare a esistere”, mentre il primo ministro Netanyahu ha evocato l’ipotesi di “uccidere la guida suprema” per porre fine alla guerra. Washington, da parte sua, sta valutando un coinvolgimento militare diretto nel conflitto, rischiando così un confronto diretto con la Russia, che ha già lanciato avvertimenti pesanti sugli “effetti imprevedibili” di un intervento americano (Internazionale).
Fondata nel 1949 per contrastare l’influenza sovietica e stabilizzare l’Europa post-bellica, la Nato si basa sull’articolo 5 del trattato istitutivo, che prevede la difesa collettiva in caso di attacco a uno dei membri. Dalla fine della Guerra Fredda, l’organizzazione si è allargata verso Est, integrando numerosi Paesi ex sovietici e andando a colmare il “vuoto geopolitico” lasciato dalla dissoluzione dell’Urss (Il Sole 24 Ore).
L’Alleanza non è mai stata neutrale: fin dalla sua nascita, è uno strumento di proiezione del potere statunitense in Europa. E oggi, dopo decenni di guida americana, l’Europa sembra essere chiamata a prendere in mano il proprio destino di sicurezza.
Sebbene sia improbabile che vengano prese decisioni epocali, il summit dell’Aia rappresenta un banco di prova per la tenuta dell’Alleanza. I temi chiave saranno la spesa militare e la ridefinizione degli obiettivi finanziari comuni, il conflitto in Ucraina e il coordinamento delle strategie di supporto, la possibile leadership europea nella catena di comando, il rapporto tra Nato e Russia, sempre più teso e instabile e soprattutto la gestione della crisi mediorientale, con l’ombra di un intervento diretto Usa (Brookings). Alla luce della crescente instabilità globale, il vertice sarà probabilmente improntato alla cautela, ma potrebbe aprire la strada a una trasformazione profonda della Nato, verso un modello più europeo, multipolare e pragmatico (Guardian).