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Un decennio per investire

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di: redazione
28/12/2019
Un decennio per investireUn decennio per investire

Pubblichiamo uno dei testi del nostro libro “L’anno che verrà – 2020” scritto da Francesco Giavazzi

Quello che si apre potrebbe essere un decennio caratterizzato da un’anomalia che raramente si è osservata nella storia recente: tassi di interesse straordinariamente bassi. Oggi per trovare un rendimento positivo su titoli privi di rischio, ad esempio sui Bund tedeschi, bisogna acquistare titoli con scadenza più lunga di vent’anni. Fino a quella scadenza i rendimenti sono negativi. I motivi per tassi così bassi sono tre: la crescita della produttività ha fortemente rallentato, abbassando il rendimento atteso degli investimenti; le società invecchiano, e ciò significa che diminuisce il rapporto fra giovani e persone di mezza età, e sono questi ultimi che risparmiano, mentre i giovani tipicamente si indebitano. Questo fa aumentare la domanda di attività in cui investire, ed è un altro fattore che tende ad abbassarne i rendimenti; infine l’incertezza, politica soprattutto, che fa crescere la domanda di investimenti sicuri. Non sono, o almeno non direttamente, le banche centrali i responsabili dei tassi straordinariamente bassi: i motivi sono più profondi e non scomparirebbero neppure se le banche centrali abbandonassero le loro politiche espansive – cosa che non accadrà perché le ragioni per politiche monetarie espansive sono le stesse che spiegano perché i tassi sono così bassi. Sembra quindi aprirsi un’opportunità storica: quando mai potremo finanziare investimenti, da quelli delle imprese agli investimenti pubblici, a tassi vicini a zero? Dovremmo assistere a un boom di investimenti che invece non osserviamo. Perché? Un po’ è uno degli stessi motivi che tengono i tassi bassi, l’incertezza, a frenare gli investimenti. Ma un po’, in Italia in particolare, è l’eredità del passato, il debito già alto, che rende difficile accumularne di nuovo. È vero, e infatti i rendimenti sui titoli pubblici in Italia sono bassissimi ma positivi. Eppure forse è il momento di preoccuparsi un po’ meno del debito, purché i tassi bassi vengano sfruttati per investire, cioè per guardare al futuro, non per aumentare il reddito delle generazioni che oggi votano.

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