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Trump 2.0 e la difesa europea: un nuovo equilibrio geopolitico

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di: redazione
3/2/2025
Trump 2.0 e la difesa europea: un nuovo equilibrio geopoliticoTrump 2.0 e la difesa europea: un nuovo equilibrio geopolitico

Il ritorno di Trump e il futuro della sicurezza europea

Donald Trump è tornato alla Casa Bianca dopo la vittoria alle elezioni di novembre 2024, riaprendo un capitolo di incertezza per i rapporti transatlantici.

Durante il suo primo mandato (2017-2021), le tensioni tra Washington e gli alleati della Nato erano già emerse con forza, ma ora la situazione appare ancora più complessa.Secondo l’analisi di Emma Ashford e Jennifer Kavanagh, pubblicata su Foreign Policy il 23 gennaio 2025, la nuova amministrazione statunitense sta rapidamente modificando il ruolo degli Stati Uniti nella difesa europea. L’obiettivo è chiaro: ridurre il peso del contributo americano alla sicurezza del continente e costringere gli alleati a investire di più in autonomia.

Molti leader europei si dichiarano preparati ad affrontare questo nuovo scenario, avendo già aumentato la spesa militare negli ultimi anni. Tuttavia, la realtà dimostra che la transizione verso un’Europa militarmente autonoma è ancora incompleta e piena di criticità.

Trump e la Nato: un equilibrio in trasformazione

Fin dalla campagna elettorale, Trump ha ribadito la sua volontà di riequilibrare la spesa per la sicurezza tra Stati Uniti e alleati. In passato, aveva accusato i membri della Nato di “approfittarsi” della protezione americana senza contribuire in misura sufficiente al mantenimento dell’Alleanza.Negli ultimi anni, la grand parte dei Paesi europei ha raggiunto l’obiettivo del 2% del Pil per la spesa militare, come pattuito in seno alla Nato nel 2014.

Ma ciò potrebbe adesso non bastare. La nuova amministrazione Trump ha già avanzato richieste più ambiziose, chiedendo agli alleati di portare il budget della difesa al 5% del Pil.Oltre alla questione economica, Trump sta ridisegnando il ruolo degli Stati Uniti nell’Alleanza.

Se nel suo primo mandato le minacce di ritiro dalla Nato erano rimaste a livello retorico, oggi lo scenario appare più concreto. Gli Stati Uniti potrebbero ridurre in modo significativo la loro presenza militare in Europa, costringendo gli alleati a rafforzare le proprie capacità difensive in tempi molto più rapidi di quanto previsto dai piani attuali.

Le debolezze strutturali della difesa europea

Nonostante l’incremento della spesa militare, l’Europa fatica a costruire una difesa comune efficace. La dipendenza dagli Stati Uniti si manifesta in diversi ambiti strategici:

  • Capacità operative: molte Forze armate europee mancano di tecnologie avanzate come il rifornimento in volo, la sorveglianza satellitare e la difesa missilistica.
  • Comando e controllo: la Nato resta l’unico vero sistema di coordinamento militare per l’Europa. Non esiste ancora un’alternativa autonoma efficace.
  • Industria della difesa: sebbene esistano iniziative di cooperazione tra i Paesi UE, la produzione di armamenti è ancora frammentata e largamente dipendente dalle forniture statunitensi.

L’Unione europea ha avviato progetti come il Programma Europeo per l’Industria della Difesa, che mira a rafforzare la capacità produttiva del continente, e l’iniziativa Sky Shield, che coinvolge 22 Paesi per la difesa missilistica congiunta. Tuttavia, questi programmi richiedono anni per diventare operativi, mentre il cambiamento imposto dalla presidenza Trump sta avvenendo in tempi molto più rapidi.

La riduzione delle truppe americane in Europa

Uno dei primi segnali concreti della nuova politica di Trump sarebbe la riduzione delle truppe statunitensi dispiegate nel continente. Durante la presidenza Biden, il numero di soldati americani in Europa era stato aumentato di circa 20 mila unità, soprattutto a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.

Ora, la nuova amministrazione sta invertendo questa tendenza. Il ridimensionamento della presenza militare statunitense è visto come un messaggio chiaro agli alleati: la sicurezza europea non può più dipendere dal sostegno americano.In parallelo, la Casa Bianca sta spingendo per una ridefinizione del ruolo della Nato, con un maggiore coinvolgimento europeo nelle operazioni di difesa e una redistribuzione delle responsabilità strategiche. Questo potrebbe includere un passaggio graduale della leadership operativa agli Stati membri europei, un processo che, secondo molti analisti, non sarà semplice né immediato.

Il nodo Ucraina e l’impatto sulle strategie europee

La guerra in Ucraina rappresenta un altro elemento di pressione sulla difesa europea. Con Trump alla Casa Bianca, il supporto militare statunitense a Kiev è destinato a ridursi, lasciando ai governi europei la responsabilità principale di sostenere l’Ucraina sul campo di battaglia.Questo significa non solo un maggiore sforzo economico per i Paesi Ue, ma anche una revisione delle strategie di deterrenza nei confronti della Russia. L’Europa si trova nella necessità di garantire la sicurezza ai propri confini orientali senza poter contare sullo stesso livello di assistenza da parte degli Stati Uniti visto in passato.

Gli equilibri geopolitici e le implicazioni economiche

Oltre agli aspetti militari, la nuova politica di Trump rischia di modificare anche gli equilibri economici globali. Un minore coinvolgimento americano in Europa potrebbe avere conseguenze sulle politiche commerciali e sulle relazioni transatlantiche.

Alcuni Paesi Ue potrebbero essere meno inclini a seguire la linea americana su temi come le sanzioni alla Cina o le restrizioni alle esportazioni tecnologiche. Allo stesso tempo, la necessità di rafforzare la difesa comune potrebbe spingere l’Europa a sviluppare nuove partnership strategiche, potenzialmente anche con attori come l’India o il Giappone.

Un nuovo capitolo per la sicurezza europea

L’elezione di Trump ha accelerato una trasformazione che, per l’Europa, era già inevitabile: la necessità di sviluppare una difesa più autonoma e meno dipendente dagli Stati Uniti.

Nel breve periodo, i governi europei dovranno aumentare le spese militari, rafforzare la cooperazione tra le Forze armate nazionali e sviluppare nuove capacità tecnologiche per colmare il divario con Washington. Nel lungo termine, l’obiettivo dovrà essere la creazione di un sistema di sicurezza più integrato e capace di rispondere alle minacce in modo indipendente.Il tempo a disposizione è limitato e le decisioni prese nei prossimi mesi saranno cruciali per definire il ruolo dell’Europa in uno scenario geopolitico in rapida evoluzione.

Fonte: Foreign Policy, “Europe Isn’t Ready for Trump 2.0”, di Emma Ashford e Jennifer Kavanagh, 23 gennaio 2025

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