Dimenticate la barba da hipster. Nel 2025, il vero segno distintivo è il baffo. A riportarlo al centro della scena sono stati prima i social, poi le passerelle e infine i volti – spesso glabri – della Generazione Z e degli Zillennial, cioè dei nati tra il 1997 e il 2004. La rivincita della peluria sopra il labbro si gioca tutta sulla leggerezza: meno performativa della barba, più accessibile e meno impegnativa, il baffo rappresenta una nuova idea di estetica maschile, ironica e disinvolta.
Secondo Rivista Studio, il baffo “è per tutti”: si tratta di una vera “liberazione pilifera”, lontana dalle caricature hipster del decennio scorso e dai tormentoni grafici in stile emoji. Oggi il baffo è un gesto sobrio ma significativo, che si inserisce nel filone dell’“understated elegance” – un’eleganza non urlata, fatta di dettagli minimi ma precisi resa iconica da personaggi dello spettacolo come Timothée Chalamet, Olly, Damiano David e Geolier. È una risposta all'estetica ipercurata del passato recente: un modo per dichiarare la propria identità maschile senza dover dimostrare troppo.
Gli stili di baffi più in voga nel 2025
Secondo una panoramica di Cosmopolitan, il 2025 segna un ritorno deciso dei baffi, con una varietà di stili che rispondono a esigenze estetiche e personalità differenti. C’è chi opta per il baffo chevron, pieno e deciso, chi predilige il tratto grafico del baffo a matita, chi abbina baffi a una barba corta per un effetto bilanciato, chi sceglie la teatralità del manubrio retrò, e chi sperimenta il contrasto tra baffi lunghi e mento rasato.
Dietro questa varietà si intravede un messaggio culturale: il volto maschile non è più lo spazio di un’estetica imposta, ma un campo di gioco aperto. Il “grooming” – termine che indica l’insieme delle pratiche di cura personale e del proprio aspetto, in particolare barba, capelli e pelle – diventa personalizzazione, non omologazione.
La barba è davvero superata?
La domanda è legittima: se il baffo è tornato a dominare, che fine ha fatto la barba? La risposta è più sfumata. La barba ha perso il suo status egemonico, ma non è scomparsa. Dopo un decennio in cui era quasi obbligatoria per definire una certa virilità urbana – tra lumberjack di città e barberie retrò – oggi la barba sopravvive in forme più sobrie e ragionate.
Resiste tra gli over 35, tra chi cerca un’estetica più matura o ha già investito tempo e prodotti nella sua cura. E resta centrale per chi vuole comunicare solidità, autorevolezza o semplicemente un gusto personale per la peluria ben tenuta. Non è più un imperativo culturale, ma una scelta che continua ad avere un pubblico fedele.
Nonostante la crescente popolarità del baffo, il mercato della barba non conosce flessioni. Anzi, si raffina. Oli nutrienti, cere modellanti, shampoo specifici: la cura della barba è oggi una pratica articolata, supportata da una gamma crescente di prodotti. Come racconta The Times, esiste un’intera industria costruita attorno a barbe e baffi “da red carpet”, con brand di lusso che propongono soluzioni profumate, leggere, ma altamente performanti.
Cos'è (e quanto costa) un trapianto di barba?
E per chi la barba non riesce proprio a farla crescere? Sempre più uomini si rivolgono alla chirurgia estetica. Il trapianto di barba, noto come follicular unit extraction (cioè “estrazione di unità follicolari”), consiste nel prelevare i follicoli da zone più dense del cuoio capelluto e impiantarli sul viso.
Secondo un’inchiesta pubblicata dal Guardian, si tratta di un fenomeno in forte espansione, soprattutto dopo la pandemia. I costi variano tra i 3.000 e i 7.000 euro, ma molti si affidano a cliniche “low cost” all’estero, con risultati non sempre sicuri. Il settore, infatti, è ancora poco regolamentato e spesso popolato da operatori non qualificati. I rischi vanno da semplici insoddisfazioni estetiche a gravi conseguenze psicologiche e sanitarie.
L’intelligenza artificiale sta cambiando il “grooming”
Anche l’intelligenza artificiale ha iniziato a ritagliarsi uno spazio nel mondo del “grooming” maschile. Secondo Il Sole 24 Ore, esistono già software e app che permettono di simulare diversi stili di barba e baffi sul proprio volto, facilitando la scelta del look ideale.
Questi strumenti si rivelano utili non solo per i consumatori, ma anche per i professionisti, che possono offrire consulenze più mirate e visuali. Il volto maschile diventa così una superficie di sperimentazione digitale: un’anteprima del possibile, da trasformare in realtà attraverso forbici, rasoi e prodotti su misura.
Una nuova mascolinità, tra ironia e consapevolezza
Il nuovo volto maschile – con o senza barba, con baffi o solo con qualche ombra sopra il labbro – racconta molto più di una moda. Come scrive Rivista Studio, il baffo è diventato “un baluardo del nostro essere maschi senza dichiararci machi”. È un gesto estetico che non ha bisogno di essere dichiarato o spiegato, e proprio per questo è libero. C’è chi porta baffi sottili per giocare con la propria immagine, chi cura ogni millimetro della barba per dare forma alla propria identità, e chi prova un trapianto come gesto di riappropriazione estetica – come raccontano le testimonianze raccolte dal Guardian, tra insicurezze adolescenziali e bisogno di affermazione. In tutti questi i casi, il “grooming” – cioè la cura di barba, baffi, pelle e capelli – diventa una forma di espressione: non è solo bellezza, è consapevolezza. In un mondo che chiede sempre più autenticità e fluidità, la cura del viso si fa linguaggio personale. E ridefinisce cosa significhi, oggi, essere uomini.