Il 10 e 11 luglio 2025, Roma ospita la Ukraine Recovery Conference, uno degli snodi per definire la futura ricostruzione del Paese invaso dalla Russia nel 2022. La conferenza arriva in un momento molto delicato: il conflitto è in corso, Mosca ha aumentato l’intensità dei suoi attacchi, le divisioni geopolitiche si acuiscono e l’incertezza sull'impegno americano genera crescenti timori tra i partner europei e gli investitori privati.
L’obiettivo dichiarato è ambizioso: mobilitare almeno 500 miliardi di euro nei prossimi dieci anni - pari a quasi tre volte il Pil nominale dell’Ucraina dello scorso anno. L’evento sarà articolato attorno a quattro direttrici strategiche: investimenti privati, capitale umano, comunità locali e riforme per l’integrazione europea (France24).
La conferenza, co-presieduta da Italia e Ucraina, punta a mobilitare risorse economiche, politiche e imprenditoriali per la ricostruzione, le riforme e la modernizzazione del Paese. L’obiettivo è quello di delineare un piano strutturato che guardi al lungo termine, rafforzando la resilienza interna ucraina e favorendo il percorso di adesione all’Unione europea (Il Sole 24 Ore).
Alla conferenza parteciperanno oltre 90 paesi, 80 capi di Stato e di governo e 2.000 imprese, di cui 500 italiane (Il Sole 24 Ore). Apriranno i lavori la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Sono attesi anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro polacco Donald Tusk, il premier greco Kyriakos Mitsotakis e il primo ministro olandese Dick Schoof.
Non saranno invece presenti fisicamente il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer, impegnati in un vertice parallelo della “coalizione dei volenterosi”, l’alleanza informale di Paesi occidentali che promettono maggiore sostegno a Kiev.Si terrà in videocollegamento da Northwood, alle porte di Londra (Sky TG24).
Per gli Stati Uniti, ci sarà Keith Kellogg, inviato speciale per Ucraina e Russia, a rappresentare l’amministrazione Trump. Trump ha oscillato tra il sostegno e l'indifferenza verso Kiev, bloccando prima e riprendendo poi alcune forniture militari proprio alla vigilia del summit (Reuters).
Secondo le ultime stime congiunte pubblicate da Banca Mondiale, Nazioni Unite, Commissione Europea e governo ucraino, il costo totale della ricostruzione dell’Ucraina è di circa 506 miliardi di euro in dieci anni. Questo dato riflette non solo la distruzione causata dalla guerra, ma anche l’ambizione di rilanciare l’economia ucraina attraverso un piano di sviluppo sostenibile, infrastrutturale e tecnologico.
Tra i settori più colpiti spiccano i trasporti, con una necessità di investimenti stimata in 78 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Solo per la rete ferroviaria, i costi stimati si avvicinano ai 15 miliardi Proprio per questo, uno dei principali temi della conferenza sarà la capacità di coinvolgere attivamente investitori privati, senza i quali, come ha sottolineato più volte il governo italiano, il piano di ricostruzione rischia di rimanere incompiuto (Ispi).
Per l’Ucraina, la conferenza rappresenta un’occasione per raccogliere sostegno concreto. Il presidente Zelensky ha già dichiarato che il suo governo porterà a Roma un’agenda precisa, con l’obiettivo di firmare nuovi accordi nel settore dell’energia, rafforzare la cooperazione industriale e garantire forniture militari essenziali. In particolare, Kiev punta alla creazione di una piattaforma internazionale per investimenti strutturati, coordinati e sostenibili (Euractiv). Alcuni strumenti finanziari previsti includono anche un equity fund europeo, ovvero un fondo di investimento che concentra le sue partecipazioni principalmente in azioni di aziende europee, partecipato da Cassa Depositi e Prestiti e altri enti pubblici italiani.
Il governo ucraino chiede, inoltre, un impegno più incisivo da parte dell’Italia. Alcuni sistemi d’arma prodotti in Italia, come i sistemi di difesa aerea, l’artiglieria e i veicoli blindati, oltre a munizioni e equipaggiamenti militari, potrebbero, secondo Kiev, essere forniti con maggiore tempestività. Allo stesso tempo, Zelensky ha lodato l’impegno diplomatico di Giorgia Meloni nel cercare di mantenere aperto il dialogo con l’amministrazione Trump, nel tentativo di favorire la ripresa delle forniture americane (Adnkronos) e la possibilità di dare il via a coproduzioni di droni con aziende Usa (Quotidiano Nazionale).
L’Italia ha assunto un ruolo guida nell’organizzazione dell’evento, sia per la sua dimensione politica che economica. Il governo Meloni, insieme alla Farnesina e alla cooperazione Italiana, ha lavorato con le autorità ucraine per definire un’agenda condivisa, strutturata intorno a un Recovery Forum e una Business Fair. L’intento è quello di creare un punto d’incontro tra istituzioni e imprese, pubbliche e private, italiane, ucraine e internazionali (Formiche).
Roma raccoglie così il testimone dalle conferenze di Lugano, Londra e Berlino, riaffermando il proprio impegno nel sostenere la causa ucraina non solo dal punto di vista militare, ma anche attraverso il rilancio industriale e infrastrutturale. Per l’Italia, la conferenza rappresenta anche una grande opportunità economica, con numerosi settori – dall’energia alla sanità, dal digitale all’agroindustria – che potrebbero aprirsi agli investimenti delle imprese italiane.
La decisione di organizzare un evento così ambizioso mentre l’Ucraina è ancora sotto attacco può sembrare paradossale. Tuttavia, il messaggio politico è chiaro: la ricostruzione non può aspettare la pace, serve già ora un progetto concreto per dare speranza alla popolazione e rendere sostenibile la resistenza.
Inoltre, si vuole consolidare il percorso europeo dell’Ucraina. Uno dei temi chiave sarà infatti il processo di adesione all’Unione europea e l’adeguamento agli standard Ue, con un occhio alle riforme interne sia a Bruxelles sia a Kiev (Affarinternazionali).
Un colpo di scena ha segnato la vigilia della conferenza: BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo, ha sospeso la creazione di un fondo da miliardi di dollari per l’Ucraina su cui la società di gestione patrimoniale era al lavoro e che avrebbe dovuto essere lanciato proprio a Roma. La decisione sarebbe stata presa dopo l’elezione di Trump e l’incertezza sulla linea americana sull’Ucraina.
Il fondo, supportato da governi europei, avrebbe potuto generare investimenti fino a 15 miliardi di dollari per la ricostruzione, avevano segnalato da BlackRock lo scorso anno. Il passo indietroè stato vissuta come un segnale negativo per la fiducia degli investitori, soprattutto nei palazzi europei (Bloomberg).
Secondo alcune fonti, la Francia starebbe lavorando a un progetto alternativo, ma senza l’appoggio degli Stati Uniti risulta fragile.
La Conferenza di Roma rappresenta un bivio: potrebbe segnare un’accelerazione concreta verso la ricostruzione dell’Ucraina, e quindi rappresentare un vero evento “esecutivo” oppure rimanere un incontro dal significato più politico che sostanziale e lontano dalla messa a disposizione di fondi reali (Avvenire).
La scommessa è duplice: convincere i privati a investire nonostante la guerra, e mantenere l’unità politica dell’Occidente, soprattutto in un contesto di ritiro americano e di crescente tensione geopolitica.
Nel frattempo, Roma si prepara a fare la sua parte, consapevole che il futuro dell’Ucraina riguarda anche il futuro dell’Europa.