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Brics, da semplice acronimo a blocco di Paesi che punta a un nuovo equilibrio globale 

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di: redazione
3/7/2025
Brics, da semplice acronimo a blocco di Paesi che punta a un nuovo equilibrio globale Brics, da semplice acronimo a blocco di Paesi che punta a un nuovo equilibrio globale 

Nato come un semplice acronimo economico, quello dei Brics è diventato nel corso degli ultimi 20 anni un vero tentativo di progetto politico. La sigla, ideata nel 2001 da un economista di Goldman Sachs per indicare il potenziale di crescita di Brasile, Russia, India e Cina, si è trasformata in alleanza a partire dal 2006, quando i quattro Paesi si riunirono a margine dell’Assemblea generale dell’Onu. Nel 2009 si tenne in Russia il primo vero summit dei capi di Stato delle allora quattro nazioni aderenti. L’ingresso del Sudafrica nel 2011 segnò la prima espansione e il passaggio del nome dall’originario Bric a Brics (Brics.br).

Dietro al gruppo c'è l’intento di riequilibrare l’ordine mondiale, contestando il predominio delle istituzioni multilaterali occidentali. I Paesi Brics si propongono come voce coordinata del Sud globale, con obiettivi che includono una maggiore rappresentanza nei processi decisionali internazionali, riforma della governance globale e sviluppo di nuove istituzioni finanziarie indipendenti da Fondo monetario internazionale e Banca mondiale. Oggi, quella che riunisce i Brics non è un’organizzazione formale, ma un meccanismo di coordinamento informale fondato su tre pilastri: sicurezza politica, cooperazione economica e scambi tra società civili (Council on Foreign Relations).

L’allargamento del 2023: un (tentativo) di salto politico oltre che simbolico

La spinta all’espansione è ripresa con forza nel corso del vertice di Johannesburg, in Sud Africa, del 2023, dove i leader avevano invitato sei nuovi Paesi ad aderire (Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti) con l’obiettivo dichiarato di rafforzare il peso del gruppo a livello globale, con nuovi attori chiave in particolare nel mondo arabo e africano. Solamente quattro hanno però formalmente accettato l’invito (Euractiv).

L’Argentina si è ritirata dopo la vittoria alle elezioni presidenziali dell’ultralibertario Javier Milei, mentre l’Arabia Saudita ha partecipato al vertice del 2024 in Russia, ma non ha ancora finalizzato la propria adesione formale. Riad sta giocando una delicata partita diplomatica: da un lato punta a rafforzare la cooperazione con le economie del Sud globale; dall’altro ha però la necessità di bilanciare i rapporti strategici con gli Stati Uniti, storicamente suo principale alleato e partner militare (Reuters).

Il summit del 2024: tra ambizioni globali e nuovi partner

Nel summit di Kazan del 2024, il gruppo ha fatto il punto sul percorso verso un “ordine multipolare”, secondo il lessico ormai consolidato di Brics. La dichiarazione finale ha ribadito la necessità di riformare il sistema monetario internazionale e rafforzare le alternative alle istituzioni finanziarie occidentali, come la Nuova banca di sviluppo. Si è discusso anche del progetto Brics Clear, un sistema di compensazione transfrontaliero basato su valute locali e tecnologia blockchain, che però non ha trovato l'accordo unanime (Bruegel).

Un altro risultato del vertice è stata la creazione di una nuova categoria di nazioni, i cosiddetti Paesi partner. Dei tredici Paesi originariamente invitati, nove hanno accettato questo nuovo status: Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan (Monthly Review).

I numeri di un blocco sempre più imponente

A gennaio 2025 l’Indonesia da semplice partner è entrata ufficialmente come membro del gruppo. Jakarta ha rappresentato un’aggiunta significativa: è la quarta nazione più popolosa al mondo, la prima economia del Sud-est asiatico e il principale produttore globale di nichel, risorsa cruciale per le tecnologie verdi (DW).

Con l’Indonesia, il gruppo dei Brics conta ora dieci membri effettivi. La loro popolazione complessiva supera i 3,5 miliardi di persone, rappresentando circa il 44% di quella mondiale. Se si includono anche i nove partner, con l'adesione della Nigeria a inizio anno, il blocco si avvicina alla metà degli abitanti del pianeta. In termini economici, i Paesi membri e partner rappresentano oltre il 41% del Pil globale a parità di potere d’acquisto (GeopoliticalEconomy).

Il vertice del 2025 segnato da assenze pesanti

Il 17esimo vertice Brics si tiene a Rio de Janeiro, in Brasile, il 6 e 7 luglio. A spiccare è però l’assenza di due figure chiave. Il presidente russo Vladimir Putin parteciperà da remoto per evitare il rischio di arresto in base al mandato della Corte penale internazionale per crimini di guerra in Ucraina (Reuters). Quello cinese Xi Jinping, invece, ha rinunciato per “conflitti di agenda” secondo Pechino, ma fonti brasiliane parlano di tensioni diplomatiche legate all'invito a cena rivolto solo al premier indiano Narendra Modi (The Independent).

Le assenze confermano alcune fragilità del blocco già emerse nel 2024. Il summit di Kazan aveva mostrato una crescente difficoltà a trovare consenso interno, in particolare sulla prossima ondata di espansione. Allo stesso modo vengono a galla anche differenti visioni riguardanti l’agenda geopolitica ed economica di un blocco estremamente eterogeneo (The Conversation). 

I temi in agenda: commercio, valute, AI e clima

Secondo le anticipazioni del governo indiano, che assumerà a rotazione la guida del gruppo per l’intero 2026, il vertice 2025 discuterà quattro temi principali: riforma della governance globale, intelligenza artificiale, finanziamento del clima e lotta alle malattie determinate dalle condizioni sociali. In particolare, si parlerà di meccanismi alternativi di commercio in valuta locale – una delle linee guida del processo di de-dollarizzazione, già avviato – e di una maggiore integrazione finanziaria tra i membri.

È attesa anche una presa di posizione comune sulla lotta al terrorismo, con riferimento specifico all’attentato di Pahalgam in India, e un commento sul conflitto Iran-Israele. Se confermata, la dichiarazione finale dovrebbe offrire un linguaggio più incisivo rispetto alle precedenti, soprattutto sulla sicurezza e sulla riforma dell’architettura finanziaria internazionale (Business Standard).

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